La spia del mondo

La spia del mondo. Schegge di poesia e di esperienza, Vallecchi, Firenze, 1955

Riconosco e confesso che il titolo di questa centopinta collezione di schegge di poesia e di scaglie di esperienza è ispirata da un verso del Re Lear di Shakespeare, benché non si tratti proprio della stessa idea. Il vecchio forsennato re parla alla figlia di spie di Dio, il che è prova in più della sua pazzia perchè Dio, avendo creato l’universo ed essendo onniveggente, non ha davvero bisogno di mandare spie per riferirgli come è fatta la terra e cosa fanno i suoi abitatori.

Ma per me la tentazione era grande lo stesso perchè l’incalzante promessa che il padre fa alla figlia, nel momento in cui vengono condotti in carcere, ricorda e richiama quello che potrebbe essere il programma dei poeti e dei pensatori. Uditelo:

Vivrem così, pregando

e cantando e narrandoci racconti

d’altri tempi e ridendo alle dorate

farfalle e udendo i poveri bricconi

narrarci le notizie della Corte.

Ed anche parleremo insiem con loro

di chi vince e di chi perde, di quello

che vien dentro e di quello che va fuori

e sapremo i misteri delle cose

quasi che degli Dei fossimo spie.

Si potrebbe intendere queste ultime parole anche in un altro senso, cioè che le spie di Dio sono coloro che rivelano agli altri uomini il segreto del creato, dell’opera divina ed è in questo senso che mi presento ai lettori come «spia del mondo» ossia come uno che immagina di essere riuscito a sorprendere qua e là qualche non avvertito aspetto delle cose e qualche misterioso rapporto tra esseri, pensieri e avvenimenti.

(dalla Spiegazione del titolo)

 

 

 

 


 

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