Su Papini al tavolo di scopone abbiamo diverse testimonianze, in parte contrastanti; se il suo biografo Ridolfi racconta di partite memorabili con Vito Frazzi, con Cicognani e con Ghiglia, d'altra parte il suo segretario scrive:

A Bulciano giocava a carte coi braccianti e coi contadini; a Firenze faceva a scopa, qualche volta, con Cicognani, Frazzi e Ghiglia, ma erano partite senza interesse. (Vittorio Franchini, Papini intimo, pag. 210)

Qui riportiamo, riprendendola dal sito www.scopone.org, una testimonianza di Ettore Allodoli:

 

"Io ho visto per parecchie domeniche di seguito, molti e molti anni fa nella casa di via G. Battista Vico, giocare allo Scopone, con tale intensità, nientemeno che Giovanni Papini insieme con Bruno Cicognani, Vito Frazzi, Oscar Ghiglia. E mi parevano allora i miei scacchi, prediletti di un tempo una bevuta insipida d'una tazza di té, e invece quello Scopone "scientifico" un gran fiasco saporoso inebriante, di vin del Chianti.

Quelle scene prodigiose sono state descritte, è ben noto, in pezzi letterari notevoli, dallo stesso Cicognani e da Enrico Sacchetti, ma la mia impressione di estraneo al gioco, fuori dalla ruota di quelle passioni, indifferente, ma non troppo, spettatore, è qualcosa di più o di diverso che si aggiunge a quelle rievocazioni che han colto le anime in atto dei quattro giocatori. Anime moventisi in varie sfumature di vita straordinarie e impensate ogni volta, in sfolgorii di moti, di motti, di gesti inconfondibili.

 

Dunque, nello Scopone, c'è qualcosa di battagliero, di pensoso, di irruente e di riflessivo; che afferra, che scuote, che sospende le altre facoltà dell'animo, che fa dimenticare di essere grande scrittore, narratore, pittore, musicista? Ci sono imprevisti mutamenti in cui la volontà dell'uomo riesce a dominare la cieca sorte; c'è un conflitto tra il pensiero e la fortuna, tra il contingente e il necessario, fra il dato bruto e crudo della carta buona o cattiva, e la mente che colorisce, crea gli incontri risolutivi del caso? 

Tutto questo ci deve essere nello Scopone: come si e come avvenga, non so, né mi importa di saperlo: sto fuori del gioco. Ma ne acquistavo la certezza quando vedevo, nei momenti più drammatici, concentrarsi sulle carte e sui volti dei compagni, l'attenzione di Giovanni Papini che dei quattro era quello che conservava più di tutti la calma consapevolezza del rischio.

E il ricordo di tali memorabili Scoponi non si cancellerà facilmente dalla mia memoria, anche perchè nella stanza in cui avvenivano tali incontri e scontri passa ormai la quotidiana consuetudine del mio lavoro e della mia vita."

                                                            

Questo brano è stato tratto da http://www.scopone.org/pagina rubrica/lo scopone in toscana.htm il 31/05/2004. E' possibile che nel frattempo il contenuto della pagina sia stato modificato, trasferito o cancellato.